La mia prima volta… nel culo
Non lo avevo mai fatto. Né chiesto. Né davvero immaginato. Ma lei sì. Lei sapeva già tutto. Era la mia ragazza da poco, più grande di me di otto anni, con una sicurezza addosso che mi faceva impazzire. Avevo ventuno anni e non avevo mai messo il cazzo nel culo di una donna. Lei si chiamava Elisa. Trentasette, divorziata, un corpo da paura. Tette naturali, culo rotondo, sguardo da padrona. Il tipo di donna che non ti chiede “vuoi?”, ma che ti dice “adesso”. Viveva da sola in un appartamento al terzo piano, tende spesse, luci soffuse, dischi jazz e una credenza piena di cose che non avevo mai visto.
Una sera, mentre scopavamo sul tappeto, mi bloccò il bacino con le gambe e mi guardò negli occhi. “Lo hai mai fatto dietro?” scossi la testa. “Ti piacerebbe?” Mi uscì un sì secco, senza pensarci. Lei sorrise. “Allora preparati bene. Non è come credi. È meglio.” Si alzò, andò in bagno, tornò con un tubetto in mano. “Lubrificante. E pazienza. Ma prima… mi lecchi. Perché lì si entra con rispetto.” Mi guardava come si guarda un giocattolo che si vuole sballare, piano ma con fame. Si mise a quattro zampe sul letto, sollevò il bacino, divaricò le gambe. Il culo in alto, la figa lucida che pulsava sotto. “Bacialo” disse. E io lo feci. Inginocchiato dietro di lei, con la lingua che esplorava ogni centimetro. Le leccavo il buco con devozione, lo aprivo piano con le dita, ci passavo sopra le labbra. Lei gemeva, spingeva il bacino all’indietro, si toccava da sola la figa con due dita lente. “Più forte… fammelo battere con la lingua…” La sua pelle era calda, il sapore intenso, il profumo di sesso mi annebbiava.
Le infilai la lingua dentro, spingevo, le succhiavo tutto. Lei si girò, mi guardò sopra la spalla, sudata, con la bocca aperta. “Bravissimo… adesso è tuo.” Si sdraiò pancia in giù, poi si sollevò piano, come una gatta. Il culo rotondo e sporco di voglia. Le gambe larghe. Prese il lubrificante, se lo spalmò lentamente con due dita, mi guardava mentre lo faceva. Il buco diventava lucido, gonfio, pronto. “Vieni qui. Solo la punta. Con calma.” Mi avvicinai, il cazzo duro che pulsava. Lo appoggiai, sentii il calore, la resistenza. Lei spingeva piano indietro, guidava il mio bacino. Entrai. Il primo centimetro. Lei emise un suono basso, profondo. “Sì… così… fermo. Non ti muovere. Fammi sentire.” Era stretta da impazzire. Il suo culo mi stringeva come un pugno caldo. Il mio respiro si fece corto, i muscoli tesi. Lei appoggiò la testa sul cuscino e disse piano: “Ora spingi di più.” Lo feci. Lentamente. Entrai dentro. Centimetro dopo centimetro.
Tutto il cazzo. Lei gemette più forte, si afferrò le lenzuola. “Oh Dio… sei dentro davvero…” Quando fui completamente dentro, mi bloccai. Era troppo bello. Troppo stretto. Troppo intenso. Lei respirava a scatti, il culo che tremava, la figa bagnata che colava sul lenzuolo. “Adesso scopami. Ma con rispetto. Con fame.” E io iniziai a muovermi. Lenti colpi profondi, il rumore del lubrificante che schioccava, le mie mani sui suoi fianchi che la tenevano aperta. Lei spingeva contro. Mi veniva incontro. Si apriva da sola, come se volesse sentirmi fino in fondo. “Così… bravissimo… fammi male… ma lento… fammi godere…” Le carezzavo la schiena, le sussurravo porcherie, e lei veniva più vicina a ogni parola. Si girò, si sdraiò sul fianco. Mi fece entrare di nuovo.
Il culo all’indietro, le tette morbide che si schiacciavano contro il mio petto. La baciavo sul collo mentre la scopavo nel culo, e lei gemeva come se ogni spinta le strappasse via qualcosa. “Mi sento piena… cazzo quanto sei duro…” Si toccava la figa con la mano libera, le dita bagnate, le cosce che tremavano. Poi si mise di nuovo a quattro zampe, il culo ancora più in alto. “Voglio venire così. Voglio sentire il tuo cazzo fino alla gola… da dietro…” Spingevo più forte. Il cazzo entrava e usciva con un rumore sporco, bello, viscerale. I miei colpi diventavano più cattivi, più istintivi.
Lei gridava. Sbatteva contro il cuscino. “Dai… fammi venire con te dentro… sborra nel mio culo…” Lo sentii arrivare tutto insieme. Un’onda. Un’esplosione. Le afferrai i fianchi, spinsi fino in fondo, e venni dentro di lei con tutto me stesso. Caldo, abbondante, profondo. Sentivo i miei colpi dentro il suo corpo. Lei venne pochi secondi dopo, urlando, affondando le dita nel materasso. Crollammo insieme. Il mio cazzo ancora dentro. La sua schiena sudata. Le nostre gambe intrecciate. Nessuna parola per un minuto intero. Solo respiro. Pelle. Silenzio sporco. Poi si voltò, mi accarezzò il petto. “Hai appena scopato il mio culo. E lo hai fatto da Dio.” Le sorrisi, stanco, sudato, ancora eccitato. “Lo rifacciamo?” Lei rise. Si girò. Mi mostrò di nuovo il culo. “Domani. Ma stavolta… ti voglio più profondo.”
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