La mia prima volta in spiaggia, davanti a tutti
Mi chiamo Elisa, ho 32 anni e da sempre ho una fantasia ricorrente che mi eccita in modo quasi incontrollabile: farmi guardare. Non si tratta solo di piacere agli altri, ma del brivido puro che mi attraversa la pelle quando so di essere osservata, magari mentre faccio qualcosa di proibito. Quel giorno, in spiaggia, ho deciso di realizzare la mia fantasia.
Era fine giugno, il sole scottava la pelle e il vento profumava di sale. Ero sola, in una piccola cala semi-nascosta vicino a Porto Ercole, un posto che conoscevo bene. Avevo scelto con cura un telo sottile, un bikini minuscolo e un paio di occhiali da sole per nascondermi dietro di loro. Ma la verità è che non volevo nascondermi affatto.
Mi ero sistemata vicino a una roccia, non troppo lontana dal sentiero. Vedevo passare ogni tanto qualcuno. Uomini soli, coppie, ragazzi in gruppo. Tutti con lo sguardo curioso, attratti dalla mia presenza. E io… io ero lì apposta.
Con lentezza, mi sono slacciata il pezzo superiore del bikini. I miei seni erano già tesi, sfiorati dalla brezza. Ho iniziato a massaggiarli lentamente, affondando le dita nei capezzoli duri, mentre lasciavo che le gambe si aprissero un po’, giusto quanto basta per mostrare lo slip minuscolo che ormai era già umido tra le cosce.
Un ragazzo, forse 25 anni, si è fermato più in là. Faceva finta di guardare il mare, ma i suoi occhi erano su di me. Il cuore mi batteva forte. Era esattamente quello che volevo. Lentamente, ho abbassato lo slip, lasciandolo scivolare tra le cosce sabbiose. Le dita sono andate dritte tra le labbra gonfie, iniziando a massaggiarmi con lentezza, sapendo che qualcuno mi guardava.
Ero completamente nuda, sdraiata sulla sabbia, le gambe aperte e il corpo in fiamme. Ho lasciato che il piacere salisse, senza più trattenermi. Mi toccavo con entrambe le mani, gemevo piano, mentre lo sguardo del ragazzo si faceva sempre più fisso. Avrei potuto fermarmi, coprirmi, andarmene. Ma no. Ho continuato finché sono venuta, forte, bagnando la sabbia sotto di me, tremando, ansimando come una puttana consapevole e fiera.
Mi sono rimessa lo slip solo dopo un po’, sorridendo dietro gli occhiali. Quando mi sono alzata, ho incrociato lo sguardo del ragazzo. Mi stavo avviando lentamente verso la parte più nascosta della spiaggia, con la sabbia ancora umida tra le cosce e il piacere che mi pulsava dentro. Ogni passo era una provocazione, lo sentivo: mi seguiva.
Non mi sono voltata subito. L’ho lasciato avvicinare. Poi mi sono fermata, proprio dove la vegetazione crea un piccolo riparo tra le dune. Lì ho posato il telo sul terreno e mi sono seduta con le gambe larghe, il bikini di nuovo scostato, la pelle ancora arrossata dal sole… e dal desiderio.
Lui si è fermato a pochi metri, impacciato, ma eccitato. L’ho guardato fisso:
«Hai visto abbastanza o vuoi venire più vicino?» ho sussurrato. Non ha detto una parola. Si è avvicinato, tremando quasi, gli occhi fissi sulla mia figa ancora bagnata e aperta come un invito.
«Hai una voglia matta di toccarmi, vero?»
Ha annuito. E io mi sono sdraiata lentamente, aprendo le gambe davanti a lui, toccandomi la figa piano, senza nessuna vergogna.
«Guarda bene. Voglio che tu veda ogni movimento.»
Le mie dita si sono infilate dentro, lentamente. Due, poi tre. Facevo rumore, senza trattenermi, con il succo che colava giù e le gambe che tremavano. Lui si è abbassato, ha tirato fuori il cazzo: già duro e pulsante, grosso, bellissimo.
«Non toccarmi ancora» ho ordinato. «Segati mentre io vengo di nuovo.»
E lui lo ha fatto. Mi ha guardata fissa mentre si masturbava, seguendo il ritmo delle mie dita. Io gemevo, le mani affondate tra le cosce, mentre lui si segava davanti a me, con gli occhi incollati sulla mia figa. È venuto violentemente, schizzando sulla sabbia, il petto, persino sulle mie gambe.
Il mio orgasmo è arrivato subito dopo, più forte del primo, con il corpo piegato in due dal piacere, mentre sentivo il suo respiro caldo sul ventre.
Siamo rimasti in silenzio per un attimo, nudi, sporchi, sazi e vivi. Poi si è rivestito e mi ha chiesto il nome. «Elisa» ho risposto, leccandomi le dita. «Ma non serve che lo ricordi. Torna qui domani alla stessa ora. Forse ci saranno altri a guardarci.»
Il giorno dopo ero già bagnata prima ancora di uscire di casa. Mi ero svegliata con il ricordo di lui che sborrava per me, dei suoi occhi incollati alla mia figa, dei miei gemiti sfacciati nella brezza del mare. Ma questa volta volevo di più. Non solo uno. Volevo più sguardi. Più cazzi in mano. Più voglia trattenuta.
Scelsi con cura il bikini più indecente che avevo: uno slip a filo che spariva tra le chiappe, e un top che copriva appena i capezzoli. Nient’altro. Niente reggiseno sotto, niente mutandine. E andai lì, nella stessa spiaggia, allo stesso orario.
Quando arrivai, lui era già lì. Mi lanciò uno sguardo complice, ma non era solo. C’erano altri tre uomini sparsi nelle vicinanze, ma era evidente: erano venuti per me. Mi fermai, li guardai tutti uno per uno, poi mi sdraiai sul telo, a gambe aperte, senza dire una parola. Lo slip lo abbassai piano, fingendo di asciugarmi. In realtà volevo che vedessero la mia figa completamente rasata, già lucida di eccitazione.
Mi accarezzai senza vergogna. Le dita scorrevano sopra il clitoride, lente, precise, mentre i loro sguardi mi penetravano più di qualsiasi cosa. Uno si stava già toccando. Un altro aveva la mano dentro i pantaloni. Il terzo si avvicinò e si sedette poco distante, ipnotizzato.
Mi alzai in ginocchio, voltata verso di loro. Le mie mani scorrevano tra le tette, le stringevo, le succhiavo davanti a loro, come una troia in calore.
Poi mi voltai e mi misi a quattro zampe, con il culo in alto, le labbra completamente aperte, il clitoride gonfio, il buco stretto che palpitava.
«Guardate bene» dissi. «Questa è la figa che vi farà venire uno per uno.»
Non dovevo nemmeno chiedere. I pantaloni caddero. Uno si avvicinò e si segò davanti al mio culo, l’altro si masturbava fissandomi il buco. Il terzo, più timido, restava in piedi, ma il cazzo gli tremava nelle mani.
Mi toccavo davanti a loro, urlando, senza più alcun freno. Ogni sguardo, ogni respiro ansimante, ogni goccia di sperma che esplodeva nell’aria mi faceva impazzire di piacere. Quando venni, schizzai letteralmente, spruzzando tra le gambe, mentre loro si venivano addosso, sulla sabbia, sulle mie cosce, sulle mie tette, ovunque.
Non dissero quasi nulla. Si rivestirono piano, ancora increduli. Io rimasi lì, nuda, sporca, stremata, il corpo teso e soddisfatto, sotto il sole cocente, con la figa che ancora palpitava.
Domani… domani potrei portare una macchina fotografica.
O farmi filmare.
O lasciarmi toccare.
Mi sto eccitando solo a scriverlo.
- Ti eccita anche a te l’idea di guardare una donna mentre si tocca sapendo di essere vista? Allora non perdere le migliori camgirl italiane in diretta live in modalità voyeur: ti aspettano con le gambe aperte… solo per farsi guardare da te.
Altri racconti che potrebbero interessarti
Invitato a una festa, finito in un’orgia
Tutto è cominciato con un invito. Una busta nera, elegante, senza nome, lasciata sulla mia scrivania.…
Lei si è spogliata per me nello spogliatoio
Non vado in palestra per rimorchiare. O almeno, non lo facevo. Finché non è arrivata Sara.…
Mi scopavo il direttore mentre mio marito era in città
Mi chiamo Chiara, ho 38 anni e ogni estate con mio marito passiamo due settimane in…
Giulia la troia dell’Autogrill voleva che la guardassi
Non mi succede mai niente di interessante quando viaggio per lavoro. Sempre le stesse strade, gli…
L’estate in cui li abbiamo guardati… e poi ci hanno voluti in un’orgia
Io e Luca siamo arrivati in Sardegna con poche pretese. Solo voglia di sole, mare e…
Senza mutandine al supermercato
Non le porto quasi mai. Mi piacciono troppo le gonne leggere, l’aria che mi accarezza sotto,…