Mi scopavo il direttore mentre mio marito era in città
Mi chiamo Chiara, ho 38 anni e ogni estate con mio marito passiamo due settimane in un resort sulla costa tirrenica. Io resto qui per le due settimane, mio marito rientra in città ogni lunedì mattina e torna solo il venerdì sera. Lui dice che si fida. E io… beh, io lo tradisco da due estati con lo stesso uomo. Il direttore dell’hotel.
Marco, 45 anni. Elegante, fisico asciutto, sempre abbronzato, con quel tono di voce basso e deciso che mi faceva bagnare anche solo per come mi diceva “Buongiorno, Signora”. Il primo anno è stato uno scambio di sguardi. Il secondo… è successo.
Era un martedì. Mio marito era appena tornato a Milano. Io prendevo il sole vicino alla piscina, con un pareo trasparente. Marco è passato. Mi ha guardato. E con voce calma ha detto solo:
«Se vuole salire un attimo in ufficio, ho una cosa da mostrarle.» Sapevo esattamente cosa intendeva.
L’ufficio era al secondo piano, porta chiusa, vetri oscurati. Appena entrati, mi ha baciata con violenza. Mi ha spinta contro la scrivania, strappato via il pareo, sollevato la gamba e mi ha leccata in piedi, con la lingua profonda, affamata. Godevo come una troia traditrice. Gli ho slacciato la cintura, tirato fuori il cazzo: lungo, spesso, già duro come il marmo.
Lui mi ha presa, senza dire nulla, senza protezione, e mi ha scopata forte contro la vetrata, mentre fuori la gente faceva colazione e nessuno immaginava che una moglie fedele stava godendo come una puttana da hotel. Ogni colpo mi entrava dentro con violenza. Mi stringeva il seno, mi tirava i capelli, mi diceva quanto gli piaceva vedermi così: nuda, bagnata, sposata.
Quando mi è venuto dentro, ho sentito il suo sperma caldo scorrermi tra le cosce, e ho avuto un’altro orgasmo solo sentendolo colare. Non ci siamo salutati. Mi ha dato una chiave magnetica. E ha detto: «Questa apre anche la mia stanza. Da domani puoi venire tu.»
sono passati tre giorni dal nostro ultimo incontro, e ancora sento lo sperma di Marco tra le gambe ogni volta che mi siedo a tavola col sorriso da moglie perfetta. Mio marito è tornato il venerdì sera, ha fatto l’amore con me in camera, tranquillo, lento, affettuoso. E mentre lui veniva dentro di me, io ripensavo a Marco che mi prendeva con rabbia, senza chiedere nulla, senza protezione. E venivo anch’io. Ma per l’altro.
Lunedì mattina, solito bacio sulla fronte, valigia in auto, lui parte. Mezz’ora dopo sono nella stanza 303, quella del direttore. Entro, nuda sotto il vestito, già bagnata di colpa e desiderio. Marco è in piedi, camicia sbottonata, sguardo più strano del solito. «Chiara, oggi ti voglio diversa.» «In che senso?» gli chiedo, accendendomi una sigaretta. «Voglio che ti fai scopare… davanti a me.»
Il cuore mi esplode. La figa pulsa. Non rispondo. Gli lancio un’occhiata e apro le gambe sulla poltrona, lentamente, cominciando a toccarmi da sola. Lui esce dalla stanza. Rientra due minuti dopo. Con un ragazzo di 20 anni, magro, con gli occhi impauriti ma eccitati. «È uno stagista» dice. «Nessuno lo sa. E lui… ti desidera da giorni.»
Io non dico una parola. Mi alzo. Mi avvicino. Gli slaccio i pantaloni. Il cazzo è già duro, tremante. Mi inginocchio. Lo prendo in bocca e gli faccio un pompino mentre Marco ci guarda. Ogni suzione è più sporca. Più sfacciata. Lo sento tremare. Poi mi metto a quattro zampe sul letto come una cagna in calore, mi guardo indietro.
E sussurro: “Prendimi. Non ti fermare.”
Il ragazzo entra tutto dentro di me, con un gemito strozzato. Io urlo. Forte. Marco si tocca, seduto. Si masturba mentre mi guarda venire. Il ragazzo mi scopa come un animale. Io vengo mentre lo sento venirmi dentro, senza nemmeno provare a trattenersi.
Quando si sfila, cola tutto sul lenzuolo. Io mi sdraio, sfinita, con due uomini che mi hanno guardata scopare da troia, in pieno giorno, a due piani dalla reception. Marco si avvicina, mi bacia piano. «Domani… voglio vederti con due.»
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